Archivi: marzo 2008

lunedì 31 marzo 2008

L'inflazione schizza al 3,3% rispetto al 2007

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L’inflazione alle stelle nel mese di marzo tocca quota 3,3% rispetto allo stesso mese del 2007, contro il 2,9% di febbraio. L’inflazione segna in questo modo un record che non veniva toccato da quasi 12 anni, precisamente da settembre 1996 quando si registrò un +3,4%. Rispetto a febbraio i prezzi sono saliti del 0,5%, almeno secondo le stime preliminari dell’Istat. A provocare questa impennata dei prezzi sono ancora il comparto energetico con un + 9,8% (dell’1,8% rispetto a febbraio), i trasporti con un +5,8% e gli alimentari con il 5,5% in più. Anche se i prezzi rimanessero per tutto il 2008 sui livelli raggiunti a marzo, calcola l’Isae, l’inflazione media annua nell’anno in corso non potrebbe comunque scendere sotto il 2,4%.

Il rincaro si sente maggiormente nella borsa della spesa: la pasta si assesta su un + 17% tendenziale, il pane a +13,2%, la carne a + 4%, gli ortaggi a +4,8%, la frutta a +5,8% ed il latte a +10,5%. Sul piano dei carburanti il gasolio ha avuto una crescita del 20,2% rispetto allo stesso mese del 2007 e un incremento, rispetto al mese di febbraio, pari al 4,8%. Anche la benzina verde non arresta la sua corsa con un incremento di prezzo pari al 13,2% su base annua e al 2,1% su base mensile. L’indice al netto dell’energia, aggiunge l’Istituto di statistica, aumenta del 2,8%, contro il +2,4% registrato a febbraio. L’indice armonizzato, cioè quello che serve a fare i confronti con gli altri paesi europei cresce su base annua del 3,6% (contro il +3,1% del mese precedente), il livello più alto mai registrato dall’inizio delle serie storiche (1997).

I prezzi comunque corrono in tutta l’Eurozona. Il costo della vita in Europa, dati Eurostat, è cresciuto del 3,5% a marzo. “Una cifra non buona e superiore alle previsioni”, commenta Amelia Torres, portavoce della Commissione Europea.

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martedì 18 marzo 2008

Edilizia: nel 2007 cresce l'occupazione e calano gli infortuni

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Secondo i dai dell’Osservatorio Feneal Uil-Cresme sull’andamento del 2007 delle 12 grandi aree metropolitane italiane, il settore edile è florido, in continua trasformazione e con imprese ed occupazione in netta creacita. L’Osservatorio è stato istituito per far fronte all’emergenza che si è venuta a creare nei cantieri italiani. Nel 2007 il lavoro nel settore edile ha avuto un significativo processo di emersione che sta portando ad una graduale regolarizzazione del lavoro nero e dei lavoratori stranieri. Questo è stato possibile anche grazie alla diffusione del Durc (documento unico di regolarità contributiva) e all’intensificarsi dei controlli nei cantieri.

I lavoratori immigrati, nel periodo 2006-2007, sono aumentati del 43,3%, mentre gli italiani del 5,8%. Le iscrizioni di imprese edili invece hanno segnato un + 11,6%. Secondo la ricerca questa crescita è da attribuirsi proprio all’aumento delle attività ispettive che sono cresciute del 129%. In crescita anche il part time con un incremento del 74,9% e con aumenti del 95% a Roma, dell’88% a Bologna, del 43% a Firenze ed oltre il 39% a Milano e Venezia. “Dati, questi ultimi – ha spiegato Giuseppe Moretti, segretario generale della Feneal Uil – che segnalano l’avanzata di aree di lavoro ‘grigio’ e che, non a caso, evidenziano un problema aperto sul tavolo delle trattative contrattuali con la richiesta da parte sindacale di una regolazione che contenga e riduca il fenomeno. Sul versante del lavoro irregolare occorre limitare l’uso del part-time tra le figure operaie per evitare che questa modalità di assunzione, vista l’esplosione che ha avuto negli ultimi anni, vanifichi i risultati positivi ottenuti con il Durc“. Nel contempo si sta verificando una flessione nelle malattie, da 4,3 a 4 ore ogni cento lavorate e negli infortuni, da 5 a 3 su 100 lavoratori.

lunedì 10 marzo 2008

Aprire una Spa per un business sicuro

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Secondo i dati di Movimprese negli ultimi sei anni, centri estetici, istituti di bellezza e spa hanno avuto un tasso di crescita senza precedenti, con un aumento del 70% negli investimenti (Movimprese “è l’analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere, per conto dell’Unioncamere, sugli archivi di tutte le Camere di Commercio italiane”). Cavalcare questo boom è quasi d’obbligo per chi ha un capitale da investire e voglia di guadagnare velocemente. Aprire una spa non è una cosa semplice, però, e necessita di una rigorosa attenzione nei confronti dell’iter burocratico. La cosa principale da sapere, anche se a qualcuno potrà apparire scontata, è che il diploma di estetista è assolutamente necessario per aprire un’attività di questo genere. Se non si è in possesso di un titolo di questo tipo si deve ottenere frequentando un corso regionale di qualificazione, che dura due anni e solitamente costa da 3mila a 5mila euro e uno di specializzazione. Questo anno di formazione può essere sostituito con uno stage di un anno in un centro estetico. Passato questo periodo di formazione, per ottenere il titolo d’estetista, è necessario sostenere un esame di abilitazione davanti ad una commissione regionale.

La prima cosa da fare per mettersi in proprio è trovare una struttura adatta ad ospitare un istituto di bellezza. Per aprire una urban spa, come quelle che si trovano nei centri cittadini, occorrono almeno 170 metri quadrati ed un capitale minimo di 50mila euro. Un centro benessere o Spa si differenzia da un centro estetico per la presenza di trattamenti e percorsi in acqua (Spa è l’acronimo latino di Salus per Aquam cioè salute per mezzo dell’acqua). L’acqua termale, le vasche, il bagno turco, le docce idromassaggio sono necessarie per offrire alla clientela tutto quello che cerca all’interno di un istituto di bellezza. Per fare ciò sono necessari spazi maggiori oltre ai permessi igienico-sanitari, imprescindibili, per altro, anche per un centro estetico.

Un altro requisito fondamentale è quello di essere iscritti ad un’associazione di artigiani. L’associazione fornirà un utile sostegno in materia di consulenza sulle agevolazioni finanziarie previste. Sul sito www.beautyandwellness.it è possibile consultare le normative e l’iter da seguire. La maggior parte delle persone che decidono di aprire una Spa, comunque, lo fanno attraverso un franchising sfruttando la sicurezza di un marchio consolidato e la sua comprovata consulenza. Per sapere quali documenti sono necessari all’apertura di una Spa, o alla trasformazione del proprio centro estetico in una Spa ci si può rivolgere alla Camera di Commercio. Un istituto di bellezza è un’opportunità di business da prendere al volo.