domenica 23 maggio 2010

Incentivi fiscali 2010: cosa devono fare i negozianti

Dal 15 di aprile sono disponibili gli incentivi fiscali per il sistema casa, la mobilità sostenibile, la sicurezza sul lavoro e l’efficienza energetica. Il Governo ha deciso di stanziare un contributo complessivo di 300 milioni di euro per sostenere la produzione e il consumo di prodotti ad alta efficienza, categoria che ha registrato un pesante calo delle vendite a causa della crisi economica.
Il Decreto Legge n. 87/2010, che prevede questi incentivi, è stato attuato dal decreto n. 40 del 6 aprile 2010. I fondi stanziati per gli incentivi sono suddivisi in due settori: i consumi alle famiglie per il sistema casa e la mobilità sostenibile (202 milioni di euro), e sicurezza sul lavoro, efficienza energetica e innovazione (98 milioni di euro).

I negozi che vogliono partecipare all’iniziativa sono tenuti a registrarsi nelle liste dei rivenditori autorizzati, presso il call center di Poste Italiane, che ha ricevuto l’appalto dal Governo per la gestione delle procedure di accesso agli incentivi e ai rimborsi. Il numero verde a cui rivolgersi per la registrazione è l’800.556.670. Ogni rivenditore è inoltre invitato a seguire le indicazioni del sito ufficiale degli incentivi fiscali 2010.

Il decreto prevede la possibilità per tutti i cittadini di richiedere i contributi per l’acquisto di motocicli a basso impatto ecologico, cucine componibili con elettrodomestici di classe A o superiore, immobili ad alta efficienza energetica, collegamenti internet veloci (solo per i giovani sotto i 30 anni). Inoltre, chi fa parte del circuito produttivo potrà usufruire degli incentivi per l’acquisto di rimorchi e semirimorchi, macchine e componenti agricole e industriali.

Per quanto riguarda il settore casa, il decreto mette a disposizione 110 milioni di euro. L’acquisto di cucine componibili prevede una riduzione del 10% del prezzo, fino a un massimo di 1000 euro; l’acquisto deve però comprendere almeno due elettrodomestici ad alta efficienza, a scelta tra un forno classe A, una lavastoviglie AAA, un frigorifero A+ o A++, oppure un piano di cottura con FSD.

Non saranno ammessi allo sconto tutti gli elettrodomestici di classi energetiche differenti, né i mobili della cucina che non siano predisposti per la raccolta differenziata o che non rispettino la normativa sull’emissione di aldeide formica, una sostanza nociva che può generarsi dai pannelli a base di legno. I nuovi mobili dovranno inoltre essere muniti della scheda prodotto.
Per l’acquisto degli elettrodomestici il decreto prevede una riduzione del 20%, fino a un massimo di 500 euro; è applicabile per piani di cottura e forni elettrici (con un contributo massimo di 80 euro), stufe (100 euro), lavastoviglie (130 euro), scaldacqua a pompe di calore (400 euro) e cappe climatizzate (500 euro).

Per questi acquisti, è il rivenditore che “anticipa” il contributo al consumatore. Infatti, il contributo si applica come uno sconto, al momento dell’acquisto. Prima di procedere alla vendita, il rivenditore deve verificare che siano ancora disponibili dei fondi per la categoria merceologica in questione. Deve quindi contattare telefonicamente o via email il call center di Poste Italiane. Se è ancora possibile, il rivenditore applicherà lo sconto e ritirerà la certificazione di smaltimento dell’usato, che il cliente deve obbligatoriamente fornire.

Il rivenditore, per essere risarcito della somma anticipata, si deve recare agli sportelli delle Poste Italiane e presentare tutti documenti inerenti alla vendita, incluso il certificato che attesta lo smaltimento della cucina o dell’elettrodomestico sostituito.


venerdì 19 marzo 2010

Sgr, il Fondo Italiano di investimento per le PMI


E’ stato presentato ieri a Milano, alla presenza del ministro Giulio Tremonti e degli esponenti dei più importanti gruppi bancari, il Fondo italiano di investimento per le Pmi Sgr. “E’ la cosa giusta nel momento giusto, fatta nel modo giusto”, ha detto il ministro tenendo a battesimo la nascita della Sgr (società di gestione del risparmio) che avrà il compito di gestire questo fondo con l’obiettivo di sostenere la capitalizzazione e l’aggregazione delle piccole e medie imprese italiane.

Il fondo parte con una dotazione finanziaria di 1 miliardo di euro ma l’obiettivo è di arrivare fino a 3 miliardi. La società che gestirà il fondo di private equity vede tra i suoi soci sia soggetti pubblici che soggetti privati: l’Associazione degli Industriali, l’Abi, la Cassa Depositi e Prestiti, le banche Monte dei Paschi di Siena, Intesa SanPaolo e Unicredit. Tutti avranno spazio all’interno del consiglio di amministrazione che conterà undici componente, tre dei quali indipendenti. Presidente del fondo è stato nominato l’economista Marco Vitale, mentre l’ad è Gabriele Cappellini.

Il Fondo, ha spiegato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, si rivolge ad un bacino potenziale di 15mila aziende sparse nel territorio, delle quali il 70% appartiene al settore manifatturiero. La Marcegaglia ha tenuto a sottolineare come questo non sia da considerare “uno strumento per salvare le imprese in crisi” ma per “affiancare le imprese, aiutarle a diventare più forti e ad affrontare le sfide”. Secondo il leader di Confindustria, è uno “strumento al quale abbiamo creduto fortemente e nasce nel momento giusto» dato che ci troviamo davanti a “una congiuntura difficile” che ha bisogno di un “cambiamento strategico nel modo di fare impresa”. E’ per questo motivo che “per parte delle imprese italiane aumentare il capitale o aggregarsi è fondamentale”. Per ultimo, la Marcegaglia ha spiegato che il Fondo non si rivolge solo alle imprese del Nord ma avrà una particolare attenzione anche verso quelle del centro e del sud Italia.

Il Fondo che sarà rivolto alle aziende con un fatturato compreso tra fra i 10 e i 100 milioni di euro, avrà una durata complessiva fino a 14 anni: 5 anni per l’investimento, 5 anni per il disinvestimento, oltre a eventuali 2 anni di proroga per ciascuna fase. Ogni possibile investimento a favore delle Pmi sarà valutato in base a diversi elementi chiave, quali il merito del piano industriale, il progetto di sviluppo e la capacità del management di portarlo a termine.

giovedì 11 marzo 2010

USA: la pubblicità online sorpassa quella tradizionale

Per la prima volta, nel corso del 2010, gli investimenti pubblicitari online sorpasseranno quelli per i media tradizionali. Almeno negli Stati Uniti, che rimagono comunque un indicatore imprescindibile per quello che avverrà, con tutta probabilità, a breve termine anche nel nostro paese: una consistente migrazione degli investimenti pubblicitari verso il web.

I dati sono stati raccolti da una società di analisi californiana chiamata Outsell che ha preso in considerazione le strategie pubblicitarie di un migliaio di inserzionisti statunitensi domandandogli quali saranno le loro strategie di marketing sia sui media online che su quelli tradizionali. Le previsioni di spesa per la comunicazione su Internet, di queste società, mostrano un aumento importante (+ 9,6%) che farà toccare quota 119,6 miliardi di dollari la spesa complessiva. Per quanto riguarda invece la pubblicità su riviste e quotidiani, gli investimenti totali diminuiranno fino a 111,5 miliardi di dollari, segnando un – 3%.

In totale le società statunitensi useranno il 32%, sull’intero importo del budget aziendale dedicato a pubblicità e marketing, per l’advertising online e solo un 30,3% per l’ambiente cartaceo. Questo declino, inoltre, non coinvolge solo la carta stampata ma va a colpire anche radio e televisione che si fermeranno ad un totale di 84,6 miliardi di dollari di raccolta pubblicitaria. Il sorpasso in atto non sarà di certo bruciate ma andrà ugualmente a confermare le previsioni di lunga data che vedono la carta stampata (e con lei i tradizionali mezzi di comunicazione di massa) ormai superata e destinata, anche se noi speriamo vivamente di no, a scomparire.

E’ un momento che farà da spartiacque – ha spiegato Chuck Richard, vicepresidente della Outsell nonché coordinatore dello studio – Gli inserzionisti stanno indirizzando i propri soldi verso quei canali che generano brand più efficaci. Mentre cercano di riemergere dalla recessione economica, gli inserzionisti hanno una maggiore responsabilità. Quindi sono alla ricerca di un numero più vasto di opzioni per distribuire i propri dollari“.

Rimane ora da chiedersi se questo lento declino è inarrestabile oppure se i ‘vecchi’ media troveranno un modo per riscattarsi e ritornare appettibili per inserzionisti e fruitori.

martedì 02 marzo 2010

Fai guadagnare la tua azienda con i gruppi di acquisto

gruppi di acquisto

Sempre alla ricerca di nuovi modelli di business, questa volta vi voglio proporre quello che in Cina viene chiamato Tuangou, gruppo d’acquisto. Questo sistema, nato appunto nel popoloso stato asiatico e giunto da poco anche in Italia, consente di vendere un prodotto o fornire un servizio scontato del 40-50% ad un numero di acquirenti interessati ad accaparrarsi questa offerta. L’offerta è valida 24 ore a partire da una data concordata.  Il numero minimo di persone necessarie affinché la vendita sia conveniente anche per il venditore, lo decide lui stesso, consentendogli così di avere un guadagno, seppur minore rispetto ad una normale transazione.

Questo meccanismo però permette di dare alla propria attività una visibilità notevole, attraverso la Rete, nel territorio di competenza e raggiungere centinaia di persone, cosa che non sarebbe possibile senza una costosa pubblicità. Inoltre il gruppo di acquisto consente, nel caso di successo dell’offerta, l’acquisizione di clienti certi senza nessun tipo di spesa (anche se con un minor guadagno).

In Italia sono due i principali siti che usano questo sistema: www.yaffil.com e www.tuangon.it attivi rispettivamente da febbraio e marzo di quest’anno. Entrambi i siti funzionano pressappoco allo stesso modo. Il consumatore deve iscriversi ad una mailing list e segnalare la propria città di riferimento. Ogni giorno vengono spediti a questo indirizzo le offerte migliori che possono spaziare da oggetti in vendita, a servizi di vario genere come ristoranti, cinema, teatri, palestre ecc. Il servizio offerto da questi siti è gratuito per le aziende nel caso in cui la transazione non si compia. Nel momento in cui invece la vendita va a buon fine viene calcolata una percentuale concordata sul ricavato totale delle aziende.

mercoledì 17 febbraio 2010

Scajola: no incentivi statali ma proposte per Termini Imerese

Termini Imerese

Come era stato preannunciato qualche giorno fa il Governo non rinnoverà gli incentivi auto per il 2010. A comunicarlo è stato il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, nell’informativa in Aula al Senato su Termini Imerese. “Gli incentivi – ha fatto sapere il ministro – per loro natura eccezionali e dunque temporanei, non possono però divenire la regola con cui assicurare uno sviluppo stabile e duraturo al settore. Sono un modo per rinviare il problema, non per risolverlo”. E per questo motivo, ha spiegato Scajola “il Governo ha ritenuto che anche in Italia sia giunto il momento di tornare alla normalità del mercato dell’auto, non rinnovando gli incentivi e intensificando invece il sostegno alla ricerca e all’innovazione”.

Il Ministro ha voluto anche sottolineare come sia un errore collegare la “questione degli incentivi al mantenimento di singoli insediamenti produttivi” riferendosi naturalmente alla situazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Entrando nel merito dello stabilimento siciliano Scajola ha ribadito come questo sia un problema dell’Italia intera e non solo della Sicilia: “per questo il governo ne sta seguendo le sorti con massimo impegno e sta compiendo ogni sforzo per tutelare una realtà industriale di grande rilevanza sociale per la Sicilia e per l’intero Mezzogiorno, assicurandole un futuro quando Fiat cesserà la produzione di auto nel 2012″.

Per ora sono state presentate 14 proposte di riutilizzo del sito di Termini e presto sarà anche presentata una short list con le iniziative più idonee. Da quanto si evince dalle parole di Scajola sembra che il Governo sia intenzionato a garantire la destinazione industriale dell’area andando a privilegiare tutti quei progetti inerenti al settore automotive. Per quanto riguarda il “settore terziario, multimediale, turistico, agroindustriale e logistico potranno concorrere a supportare i processi di sviluppo dell’area, integrando e non sostituendo l’utilizzo produttivo del sito. Per ampliare ulteriormente la gamma delle possibili soluzioni – ha concluso Scajola – stiamo poi valutando la possibilità di rivolgere un invito internazionale a tutti i soggetti potenzialmente interessati al rilancio industriale dell’area, sottolineando che sono a disposizione 450 milioni di finanziamenti statali e regionali per migliorare le infrastrutture e sostenere la ristrutturazione del polo produttivo”.

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