Secondo Forrester Research, la società di ricerca americana indipendente che analizza i cambiamenti apportati dalla tecnologia e il loro impatto sulla società e suoi consumatori finali, quest’anno in Europa gli utenti della Rete spenderanno circa 51miliardi di euro online durante il periodo natalizio, con una crescita del 58% rispetto allo stesso periodo nel 2006. In altre parole, per le previsioni dovrebbe essere un ottimo Natale per le aziende online del vecchio continente. In questa ricerca, Forrester ha esaminato 17 paesi dell’Europa Occidentale e ventidue categorie di vendita, prendendo spunto dagli European Consumer Technographics. Dal report si deduce che Regno Unito, Svezia e Germania sono i tre paesi in cui i consumatori acquistano maggiormente online, rispetto alla media europea, contando circa il 70% degli utenti in rete che fanno acquisti in questi tre paesi. Il Regno Unito è anche il primo paese in Europa per numero di vendite online con 27 milioni di acquirenti, che per le previsioni, spenderanno per questo Natale più di 700euro a testa e batteranno il record di 20 miliardi di vendite online. In Italia ed in Spagna la percentuale di chi farà acquisti sul web durante il periodo dello shopping natalizio scende al 30%, pari per il Belpaese, ad una spesa di 2,1 miliardi di euro.
Le categorie che dovrebbero sostenere maggiormente questa crescita sono state identificate da Forrester in libri, video e dvd, gioielli, giochi, video games, gadget elettronici, alcol e, categoria principe, viaggi e turismo (anche se sulle pagine di Repubblica, nell’inserto del lunedì, inspiegabilmente, appaiono solo tre categorie, tra cui i vestiti, che nella ricerca non vengono neanche citati) che occuperanno più della metà della spesa online per gli acquisti di Natale.
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Nel pacchetto sicurezza, ora al vaglio del Parlamento, è stata introdotta una norma di ‘sistema’ che prevede la
sospensione dei finanziamenti pubblici in caso di condanna. In pratica, si legge nell’articolo di
Giovanni Negri su ‘IlSole24Ore’, viene esteso quanto già previsto dalla disciplina antimafia a reati che poco hanno a che fare con le organizzazioni criminali. La norma, se passasse, a
lzerebbe i requisiti di onorabilità necessari per essere i destinatari di finanziamenti, contributi e tassi agevolati. I soggetti destinatari di questo divieto sono coloro che richiedono contributi e finanziamenti pubblici per attività imprenditoriali, oppure chi svolge funzioni d’amministrazione, di direzione o di controllo all’interno dell’azienda richiedente, qualora abbiano riportato una condanna definitiva per alcune tipologie di reato. Tra i reati, oltre alle false comunicazioni sociali, alla truffa, all’usura, alla ricettazione e al riciclaggio, ai reati societari (come il falso in bilancio), fallimentari (come la bancarotta, fraudolenta o semplice), tributari (come la violazione della disciplina antievasione), ai delitti (non colposi, che abbiano comportato non meno di tre anni di reclusione), sono state introdotte anche
le lesioni colpose in violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro (normativa antinfortunistica).
Non ha importanza, inoltre, se la condanna sia stata o no patteggiata, la norma si applica ugualmente: l’imprenditore o l’amministratore restano lo stesso interdetti. Tra le novità di questa norma, che ha lo scopo di
ridare trasparenza ai rapporti tra imprenditoria privata e settore pubblico, c’è quella della sua applicazione anche in una semplice pronuncia di condanna in primo grado per uno dei reati previsti. Nel caso in cui poi la condanna dovesse diventare definitiva la sospensione delle erogazioni e delle agevolazioni si trasformerebbe in revoca. Allo stesso modo sarebbe rimossa, se l’imprenditore fosse ritenuto innocente ed assolto.
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Tutti gli analisti lo confermano, in Italia è boom dell’e-commerce. Nel 2006, secondo una ricerca di Shop.org l’aumento è stato del 45% rispetto all’anno precedente. E allora perché non aprire un negozio su internet e cavalcare l’onda del guadagno (quasi) sicuro?
PERMESSI NECESSARI
Per fare questo è necessario innanzitutto avere la Partita Iva, o in caso contrario, aprirla, ed iscriversi alla Camera di Commercio. Verificando i prezzi dell’operazione tramite la consulenza di un commercialista l’importo dell’operazione si aggira intorno ai 1.000 – 1.800 euro (parcella compresa). I moduli per l’iscrizione sono reperibili presso le sedi locali. Il passo successivo è quello di comunicare al Comune l’inizio dell’attività tramite la compilazione di una scheda che può essere scaricata direttamente online. La copia del modello, “corredata degli estremi dell’avvenuta ricezione da parte del Comune, va presentata al Registro Imprese della CCIAA della Provincia dove è ubicato l’esercizio, entro 30 giorni dall’effettivo verificarsi del fatto qualora non siano giunte da parte del Comune comunicazioni contrarie”.
IL SITO INTERNET
Molte persone intenzionate ad intraprendere questa nuova tipologia di business non conoscono affatto lo strumento internet. Le strade che si possono percorrere in questa fase sono due:
– Ci si affida per la gestione del sito ad un collaboratore esperto ed esterno
– Nel caso in cui si voglia fare tutto per conto proprio si può:
- seguire i convegni tematici organizzati dall’Associazione Italiana del Commercio Elettronico sul suo sito Aicel. it
Chi invece conosce internet ed è in grado di gestire interamente il processo da solo può affidarsi a quei siti che forniscono sistemi di e-commerce:
MERCEPer iniziare l’attività conviene avere un piccolo magazzino dove tenere la merce. E’ necessario prendere contatto con i corrieri per spedire i prodotti ai clienti. Sicuramente un corriere privato è la miglior scelta (TNT, mailbox ecc) altrimenti si può usufruire del servizio di Poste Italiane.
PAGAMENTII clienti pagano principalmente con carta di credito, quindi è necessario istituire un conto corrente per le transazioni commerciali al quale si può includere il bonifico bancario, come modalità di pagamento. I maggiori istituti che gestiscono queste operazioni sono
Paypal (che va per la maggiore) e Banca Sella.
COSTI
Esistono diversi finanziamenti per chi vuole aprire un e-shop. Periodicamente vengono pubblicati bandi nazionali che si occupano di questo e sono messi a disposizione dal Ministero per le riforme e le Innovazioni. Ci sono anche bandi regionali dedicati alla creazione di siti web e all’innovazione.
Dal 5 novembre è operativa Banca Prossima, la prima banca europea specializzata nel no-profit. Con un capitale iniziale stimato in 120 milioni di euro la nuova banca si pone l’obiettivo di servire nei prossimi tre anni 10 mila organizzazioni no-profit in più in tutta Italia. Lo si apprende dal sito de ‘IlSole24Ore”. Definita dai soci fondatori “quale naturale evoluzione del patrimonio delle relazioni del gruppo Intesa SanPaolo con le Organizzazioni del no-profit laiche e religiose e delle esperienze innovative del Laboratorio Banca e Società”, Banca Prossima potrà contare sulla capillarità territoriale e sulle strutture del secondo gruppo bancario italiano, in altre parole su ben 6.200 filiali del gruppo Intesa Sanpaolo, 60 presidi locali e 100 specialisti sul territorio. “Banca Prossima – spiega Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo – nasce con un bacino potenziale di 50.000 enti già clienti del gruppo, si tratta del 20% del no-profit italiano. C’è una sproporzione tra la raccolta bancaria dal no-profit e gli impieghi verso questo settore, in tutte le banche e anche presso la nostra. Questa è l’area migliore del paese, la più viva e generosa, che si contrappone a quella più cinica e scettica”. Anche la Fondazione Cariplo entrerà nell’azionariato di Banca Prossima con un apporto patrimoniale di 20 milioni di euro “Questa iniziativa – ha dichiarato dopo l’annuncio il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guazzetti – copre un vuoto che ha finora penalizzato il settore. È la prima volta che una banca commerciale fa la “banca etica”, e ne siamo molto contenti”. Il valore complessivo che il gruppo riuscirà a creare non verrà distribuito ai soci ma sarà indirizzato al rafforzamento patrimoniale. Una parte sarà destinata a reggere il valore del capitale per garantire la sostenibilità dell’impresa, e la restante sarà assegnata ad un Fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale per interventi su soggetti e progetti altrimenti esclusi dal credito.
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