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martedì 10 giugno 2008

Il fenomeno delle pompe bianche contro il caro petrolio

Il prezzo della benzina cresce a dismisura ed ogni giorno segnala un nuovo record storico. Una risposta per risparmiare e per cercare di affrontare il problema è il fenomeno delle “pompe bianche”, i distributori di benzina senza logo. Questi distributori “low cost” sono una realtà sempre più diffusa in tutta la penisola, anche se esistenti ormai da una decina di anni, che richiamano un numero sempre maggiore di clienti disperati.

Secondo le associazioni dei consumatori, delle 23 mila pompe in Italia, circa duemila sono quelle di proprietà di alcuni imprenditori privati che vendono carburante senza logo, a basso prezzo. “Noi siamo proprietari del distributore dal 1946, ma solo dal 1 gennaio del 2008 non abbiamo rinnovato il contratto con la Total – racconta, ad esempio Francesca Latini proprietaria del distributore Alfa Petroli di Villasanta – perché negli ultimi anni il prezzo del carburante è aumentato, ma il guadagno del gestore è rimasto lo stesso. A quel punto abbiamo deciso di provarci da soli e finora abbiamo avuto ragione: un incremento del 100% rispetto all’anno scorso con una media di 400 erogazioni in più al giorno”.

Le sigle di questi distributori “low cost” non sono molto conosciute: Daytona, Energia Siciliana, Alfa Petroli, Sodin e costituiscono il 5% del mercato totale dei carburanti nel nostro paese, ma, di questo passo, potrebbero iniziare ad impensierire seriamente le grandi catene distributive. Anche perché molto convenienti per il consumatore ed, altrettanto, per i benzinai, che sempre più spesso hanno le mani legate dalle multinazionali e, anche se, il prezzo della benzina sale, loro guadagnano meno. “In Italia, purtroppo – spiega Luca Squeri presidente della Figisc, la Federazione italiana gestori impianti stradali e carburanti – ci sono casi in cui nello stesso bacino d’utenza la stessa grande compagnia di appartenenza (Esso, Agip, Shell… solo per citarne alcune) impone prezzi diversi ai gestori creando delle discriminazioni oggettive. Nel caso dei distributori low cost, invece, il prezzo è legittimato dal proprietario che salta tutti i passaggi: marketing, stoccaggio, pubblicità e riesce ad essere competitivo”.

L’elenco delle pompe bianche è consultabile sia sul sito della Federconsumatori (www.federconsumatori.it) sia su quello del Codacons (sul sito dell’associazione si possono trovare le indicazioni per richiedere il file completo con i nominativi dei distributori low cost divisi per regione).

lunedì 05 maggio 2008

Il Codacons vuole 20 miliardi per i redditi online

Il Codacons, insieme all’Associazione Utenti Servizi Finanziari, si è costituita parte offesa davanti al Pm della procura di Roma, che sta indagando sulla vicenda dei redditi 2005 online e che ha aperto un’indagine per violazione delle norme penali sulla privacy. La richiesta di risarcimento danni ammonta a 20 miliardi di euro da distribuirsi tra i 38 milioni di contribuenti i cui redditi sono stati messi in rete, pari a 52 euro per ciascuno. Nell’istanza viene richiesto anche il sequestro degli elenchi posseduti, fino all’oscuramento dei siti che ancora ne rendono disponibile la consultazione o che li offrono a pagamento o in visione gratuita.

Il Codacons, che ha nominato l’avvocato Claudio Coratella per la difesa dei diritti dei contribuenti, ha diffuso un decalogo per specificare quando la distribuzione di una denuncia dei redditi non costituisce un reato. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha specificato come il Consiglio di Stato, attraverso diverse pronunce, abbia sempre definito esattamente il lecito e l’illecito nella materia in esame. “Laddove si tratti di redditi di soggetti che in vario modo sono alimentati da danaro pubblico o comunque destinati a finalità pubbliche – ha infatti chiarito – è sicuramente ammissibile l’accesso alla denuncia dei redditi e la sua pubblicazione. Ad esempio tutti i redditi degli addetti e dirigenti pubblici, compresi i componenti degli organi elettivi come Comuni, Regioni, Camera e Senato, pagati con danari dei cittadini sono accessibili a chi ne faccia richiesta. Lo stesso per i dirigenti degli enti pubblici, e delle società concessionarie come la Rai , Ferrovie, Acea, Poste e di qualsiasi altro ente che eroghi un servizio pubblico universale pagato dai cittadini o con una parte dei danari dei cittadini”.

“E altrettanto accessibili sono le denunce dei redditi quando esse servono al cittadino per difendersi in giudizio – ha poi proseguito – come ad esempio il coniuge che intende fare causa all’altro coniuge ha diritto a vederne la denuncia dei redditi ai fini di ottenere dal Giudice una giusta sentenza circa gli obblighi di mantenimento della famiglia. In pratica chi vuole mettere il naso negli affari altrui deve avere un interesse qualificato e concreto, come stabilisce l’art. 25 della legge 241/90, e deve in ogni caso lasciare traccia della sua domanda di accesso e del suo interesse. Ciò anche ai fini della responsabilità che su di lui incombe ove il dato venga diffuso a terzi per sua colpa”.

È invece “da escludersi” la possibilità di pubblicare tutte le denunce dei redditi su internet in modo generalizzato, e “ciò innanzitutto perchè tale pubblicazione – ha concluso Rienzi – non garantisce più né sui soggetti che ne vengono in possesso, né sul rispetto dei limiti temporali della pubblicità degli atti”.