Archivi: maggio 2008

mercoledì 21 maggio 2008

Semplici consigli per aprire un'edicola

Per aprire un’edicola occorre attenersi a quanto disposto dal D. Lgs. 24 aprile 2001, n. 170 che regola il sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica. Nel decreto vengono indicati due tipi diversi di esercizio dell’attività di vendita al dettaglio:

  • i punti vendita esclusivi (le edicole tradizionali) – quelli che sono tenuti alla vendita generale di quotidiani e periodici, come previsto nel piano comunale di localizzazione;
  • i punti vendita non esclusivi – gli esercizi che sono autorizzati alla vendita di quotidiani o periodici,  ma la cui vendita principale è di altri tipi di merce. In questo caso l’edicola si trova all’interno di tabaccherie, di stazioni di carburante, nelle librerie, nei bar o negli esercizi a prevalente specializzazioni di vendita, come le agenzie di viaggio o i negozi di abbigliamento, ma con esclusivo riferimento alla vendita delle riviste del medesimo settore.

INIZIARE L’ATTIVITA
Per iniziare un’attività di vendita di quotidiani e periodici è necessario richiedere il permesso all’Ufficio comunale di pertinenza dell’esercizio di vendita, che viene concesso in base alla densità degli abitanti e al numero di edicole presenti. E’ lo stesso Comune ad indicare al richiedente i documenti necessari in base al proprio piano di localizzazione dei punti vendita di giornali e ad eventuali bandi per nuove aperture.  Per le nuove apertura, infatti, è necessario rientrare nei piani comunali di localizzazioni che ogni Comune deve predisporre in base agli indirizzi emanati dalle rispettive Regioni.

REQUISITI DELLA DOMANDA
Nella domanda, l’interessato, se si tratta di ditta individuale, o il legale rappresentate, se si tratta di società, deve dichiarare di essere in possesso dei requisiti morali richiesti all’5 comma 2° del D. Lgs. n° 114/1998, l’ubicazione esatta e la superficie di vendita dell’esercizio, l’eventuale affidamento della gestione a terzi, con i dati anagrafici di questi, il certificato di agibilità dei locali o comunicazione degli estremi dello stesso e la sussistenza della distanza minima fissata per quella zona.

La domanda si considera accolta quando non viene comunicato all’interessato il provvedimento di diniego, entro 60 giorni dalla data di ricevimento della stessa. La domanda deve essere assolutamente completata in tutti i suoi elementi e corredata dalla documentazione richiesta.

COSA FARE QUANDO SI E’ OTTENUTO IL VIA LIBERA
Quando è stato ottenuto il permesso dal Comune si deve contattare la Fieg Federazione Italiana Editori Giornali (tel 064881683, www.fieg.it) per farsi dare il nome del distributore locale di zona. A questo punto basta solo contattare il distributore per la consegna dei quotidiani e delle riviste.

QUANDO NON E’ NECESSARIA L’AUTORIZZAZIONE
Ci sono alcune eccezioni per quanto concerne la necessità dell’autorizzazione da parte del Comune. In questi casi tale autorizzazione non è richiesta:

  1. per la vendita nelle sedi dei partiti, enti, chiese, comunita’ religiose, sindacati associazioni, di pertinenti pubblicazioni specializzate;
  2. per la vendita ambulante di quotidiani di partito, sindacali e religiosi, che ricorrano all’opera di volontari a scopo di propaganda politica, sindacale o religiosa;
  3. per la vendita nelle sedi delle societa’ editrici e delle loro redazioni distaccate, dei giornali da esse editi;
  4. per la vendita di pubblicazioni specializzate non distribuite nelle edicole;
  5. per la consegna porta a porta e per la vendita ambulante da parte degli editori, distributori ed edicolanti;
  6. per la vendita in alberghi e pensioni quando essa costituisce un servizio ai clienti;
  7. per la vendita effettuata all’interno di strutture pubbliche o private rivolta unicamente al pubblico che ha accesso a tali strutture.

LEGGE BERSANI
Nel decreto Bersani le edicole non sono prese in considerazione. Le liberalizzazioni riguardano solo quelle contemplate del decreto stesso mentre la rete di vendita è ancora regolata dal Dlgs 170 del 2001.

AGGIORNAMENTI

Visti i numerosi commenti ricevuti ci pare doveroso ribadire come Pronto Azienda non sia in grado di dare i chiarimenti da voi richiesti in quanto il nostro sito fornisce esclusivamente informazioni generali. Considerazioni di questo tipo, invece, richiedono indicazioni precise sul tipo di attività, sulla zona di competenza e via dicendo e sono comunque soggette a valutazioni di mercato e personali, cose di cui noi non ci occupiamo.

martedì 13 maggio 2008

L'Italia tiene grazie a Opec, Usa e Efta

Contro tutte le aspettative i conti italiani con l’estero continuano a tenere e non cedono nonostante il costo maggiore del petrolio e del gas. Nel primo trimestre 2008, il deficit tra le esportazioni e le importazioni nei confronti dei paesi extra europei è stato uguale a quello segnato nello stesso periodo dell’anno scorso e cioè – 6,9 miliardi di euro. In quel periodo il prezzo di un barile di petrolio era di 58,6 dollari contro i 96,5 (+ 64%) attuali mentre il dollaro valeva 1,31 ed ora, con il supereuro, 1,49 in media di trimestre (13%) . Nonostante tutto questo, e la crisi dei mutui subprime che ha investito gli Stati Uniti, il saldo dei nostri conti con i paesi posti al di fuori dell’Unione Europea, è rimasto stabile. Sembra siano alcune determinanti strutturali a far reggere l’Italia in questo particolare equilibrio e consentono ai conti con l’estero di tenere.

Il primo fattore che contribuisce a questo andamento positivo è sicuramente costituito dal fatto che il maggior esborso monetario che il nostro paese deve pagare ai paesi da cui compriamo energia viene controbilanciato dalle maggiori esportazioni italiane verso quelle aeree. La Repubblica, nell’inserto Affari e Finanze, fa un esempio che chiarisce questo concetto:

Nel caso dell’OPEC, le importazioni italiane dal cartello dei paesi produttori di petrolio sono aumentate dagli 8,1 miliardi di euro del I trimestre 2007 ai 10,3 miliardi di euro dei primi tre mesi di quest’anno. Contemporaneamente, però, anche le esportazioni italiane verso i paesi OPEC sono cresciute in maniera significativa, da 3,7 a 4,6 miliardi di euro. Per ogni 100 euro di import in più, 41 euro sono riaffluiti in Italia nella forma di maggiori acquisti di merci italiane da parte di residenti nell’OPEC”.

Un secondo fattore può essere indicato nella tenuta dell’eccedenza bilaterale nei confronti degli Stati Uniti. Le esportazioni italiane negli Usa sono migliorate nel trimestre 2008 (2.948 milioni di euro) rispetto ai 2.767 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente dimostrando come la predilezione del made in Italy non sembra venir meno nei consumatori americani.

Il terzo fattore, che contribuisce a non far cadere l’Italia, è costituito dalla crescita degli avanzi che l’Italia riesce a raccogliere con gli acquirenti siglati dall’Istat Efta (tra i quali la Svizzera), con quelli cosiddetti Eda (Economie dinamiche dell’Asia) e le economie che l’Istat ha siglato come quelle di “Altri paesi europei” (dalla Croazia, all’Ucraina, all’Albania).

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lunedì 05 maggio 2008

Il Codacons vuole 20 miliardi per i redditi online

Il Codacons, insieme all’Associazione Utenti Servizi Finanziari, si è costituita parte offesa davanti al Pm della procura di Roma, che sta indagando sulla vicenda dei redditi 2005 online e che ha aperto un’indagine per violazione delle norme penali sulla privacy. La richiesta di risarcimento danni ammonta a 20 miliardi di euro da distribuirsi tra i 38 milioni di contribuenti i cui redditi sono stati messi in rete, pari a 52 euro per ciascuno. Nell’istanza viene richiesto anche il sequestro degli elenchi posseduti, fino all’oscuramento dei siti che ancora ne rendono disponibile la consultazione o che li offrono a pagamento o in visione gratuita.

Il Codacons, che ha nominato l’avvocato Claudio Coratella per la difesa dei diritti dei contribuenti, ha diffuso un decalogo per specificare quando la distribuzione di una denuncia dei redditi non costituisce un reato. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha specificato come il Consiglio di Stato, attraverso diverse pronunce, abbia sempre definito esattamente il lecito e l’illecito nella materia in esame. “Laddove si tratti di redditi di soggetti che in vario modo sono alimentati da danaro pubblico o comunque destinati a finalità pubbliche – ha infatti chiarito – è sicuramente ammissibile l’accesso alla denuncia dei redditi e la sua pubblicazione. Ad esempio tutti i redditi degli addetti e dirigenti pubblici, compresi i componenti degli organi elettivi come Comuni, Regioni, Camera e Senato, pagati con danari dei cittadini sono accessibili a chi ne faccia richiesta. Lo stesso per i dirigenti degli enti pubblici, e delle società concessionarie come la Rai , Ferrovie, Acea, Poste e di qualsiasi altro ente che eroghi un servizio pubblico universale pagato dai cittadini o con una parte dei danari dei cittadini”.

“E altrettanto accessibili sono le denunce dei redditi quando esse servono al cittadino per difendersi in giudizio – ha poi proseguito – come ad esempio il coniuge che intende fare causa all’altro coniuge ha diritto a vederne la denuncia dei redditi ai fini di ottenere dal Giudice una giusta sentenza circa gli obblighi di mantenimento della famiglia. In pratica chi vuole mettere il naso negli affari altrui deve avere un interesse qualificato e concreto, come stabilisce l’art. 25 della legge 241/90, e deve in ogni caso lasciare traccia della sua domanda di accesso e del suo interesse. Ciò anche ai fini della responsabilità che su di lui incombe ove il dato venga diffuso a terzi per sua colpa”.

È invece “da escludersi” la possibilità di pubblicare tutte le denunce dei redditi su internet in modo generalizzato, e “ciò innanzitutto perchè tale pubblicazione – ha concluso Rienzi – non garantisce più né sui soggetti che ne vengono in possesso, né sul rispetto dei limiti temporali della pubblicità degli atti”.