mercoledì 18 giugno 2008

Deutsche Bank: in futuro grande successo per gli ETF

Una recente ricerca della Deutsche Bank ha messo in evidenza come la domanda di Exchange Traded Funds (fondi indicizzati quotati) sia in costante crescita e lo sarà ancora di più ne i prossimi anni. Gli ETF sono una particolare categoria di fondi che replicano pedissequamente un indice di mercato e quindi anche il suo rendimento. Le loro quote sono negoziate in Borsa in tempo reale come se fossero azioni, tramite una banca o un intermediario autorizzato. Gli ETF, nati nel 1993, hanno iniziato a raccogliere consensi dal 1998 in poi con dei tassi di crescita degni di nota. Nel 2007, secondo i dati forniti dalla ricerca, gli ‘asset under management’ di questo tipo di titoli sono aumentati del 40,8 per cento, assestandosi alla cifra di 796,6 miliardi di dollari, contro i 565,6 del 2006.

La ricerca ha anche messo in luce quali saranno i motivi del futuro sviluppo e successo di questi strumenti finanziari:

  1. gli investitori finanziari utilizzeranno sempre più gli Exchange Traded Funds, soprattutto dei fondi pensione, che crescono ogni giorno di più;
  2. Saranno gli stessi Fund Manager (coloro che gestiscono il patrimonio di clienti retail ed istituzionali e li consigliano su quale portfolio scegliere) ad incrementare l’uso di ETF in quanto le Società di Gestione del Risparmio, per cui loro mettono a punto le strategie, cercheranno di ridurre i costi delle strategie attive di portafoglio;
  3. Il crescente uso di swap per la replica della composizione degli indici borsistici provocherà un ulteriore innovazione di prodotto. L’uso degli swap favorirà anche una diminuzione dei tracking error degli Etf.

Anche gli investitori retail, e quindi non solo i fund manager, riusciranno a favorire il futuro successo di questi fondi “questo perché – come spiegano da Deutsche Bank – la maggior trasparenza delle commissioni, introdotta dalla direttiva europea Mifid, attrarrà ulteriori flussi di risparmio verso gli ETF ed i fondi di fondi che usano questi strumenti”.

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martedì 10 giugno 2008

Il fenomeno delle pompe bianche contro il caro petrolio

Il prezzo della benzina cresce a dismisura ed ogni giorno segnala un nuovo record storico. Una risposta per risparmiare e per cercare di affrontare il problema è il fenomeno delle “pompe bianche”, i distributori di benzina senza logo. Questi distributori “low cost” sono una realtà sempre più diffusa in tutta la penisola, anche se esistenti ormai da una decina di anni, che richiamano un numero sempre maggiore di clienti disperati.

Secondo le associazioni dei consumatori, delle 23 mila pompe in Italia, circa duemila sono quelle di proprietà di alcuni imprenditori privati che vendono carburante senza logo, a basso prezzo. “Noi siamo proprietari del distributore dal 1946, ma solo dal 1 gennaio del 2008 non abbiamo rinnovato il contratto con la Total – racconta, ad esempio Francesca Latini proprietaria del distributore Alfa Petroli di Villasanta – perché negli ultimi anni il prezzo del carburante è aumentato, ma il guadagno del gestore è rimasto lo stesso. A quel punto abbiamo deciso di provarci da soli e finora abbiamo avuto ragione: un incremento del 100% rispetto all’anno scorso con una media di 400 erogazioni in più al giorno”.

Le sigle di questi distributori “low cost” non sono molto conosciute: Daytona, Energia Siciliana, Alfa Petroli, Sodin e costituiscono il 5% del mercato totale dei carburanti nel nostro paese, ma, di questo passo, potrebbero iniziare ad impensierire seriamente le grandi catene distributive. Anche perché molto convenienti per il consumatore ed, altrettanto, per i benzinai, che sempre più spesso hanno le mani legate dalle multinazionali e, anche se, il prezzo della benzina sale, loro guadagnano meno. “In Italia, purtroppo – spiega Luca Squeri presidente della Figisc, la Federazione italiana gestori impianti stradali e carburanti – ci sono casi in cui nello stesso bacino d’utenza la stessa grande compagnia di appartenenza (Esso, Agip, Shell… solo per citarne alcune) impone prezzi diversi ai gestori creando delle discriminazioni oggettive. Nel caso dei distributori low cost, invece, il prezzo è legittimato dal proprietario che salta tutti i passaggi: marketing, stoccaggio, pubblicità e riesce ad essere competitivo”.

L’elenco delle pompe bianche è consultabile sia sul sito della Federconsumatori (www.federconsumatori.it) sia su quello del Codacons (sul sito dell’associazione si possono trovare le indicazioni per richiedere il file completo con i nominativi dei distributori low cost divisi per regione).

martedì 03 giugno 2008

British Airways: difficilmente Alitalia può sopravvivere

La situazione dell’Alitalia ha tenuto banco anche all’annuale assemblea dell’associazione delle compagnie aeree Iata (The Air Transport Association), appena conclusasi ad Istanbul. Anche se l’amministratore delegato e direttore generale di Iata, Giovanni Bisignani ha messo le mani avanti replicando alle domande insistenti dei giornalisti sulla possibile bancarotta di Alitalia, di non voler parlare di casi specifici, ha, però, preso le distanze da chi pensa ad una soluzione locale per la compagnia aerea italiana. “In queste situazioni un progetto stand alone è impossibile da sostenere – ha, infatti, affermato Bisignani. Bisogna andare avanti con la ristrutturazione, deve essere perseguita con impegno la collaborazione internazionale”.

L’amministratore delegato di British Airways, Willie Walsh, ha invece dichiarato, in un colloquio a margine dell’assemblea, che “difficilmente (Alitalia) può sopravvivere”. Secondo Walsh, l’intervento del governo italiano in aiuto di Alitalia, con 300 milioni di euro, non sia legittimo: “penso che non sia giusto che il governo italiano dia sostegno finanziario ad Alitalia, non sono d’accordo. Credo che la Commissione Europea debba assumere una posizione netta e chiara. Penso che la situazione di Alitalia richieda che sia la stessa Alitalia a doverla affrontare“. Bruxelles  – ha infine aggiunto – “deve prendere una posizione forte per avere credibilità non solo in Europa, ma in tutto il mondo. E questo significa che le possibilità di sopravvivenza per Alitalia sono molto basse”.

Stessa linea anche per Bisignani che ha ribadito come la posizione di British Airways risponda ad “un sentimento molto diffuso tra tutte le compagnie aeree”.  Bisignani paventa anche la possibilità che se “la situazione finanziaria della compagnia precipitasse, Alitalia verrebbe esclusa dal sistema Iata. Una cosa che, nel caso, faremo in modo estremamente rapido: anche parlando con Bruxelles avevamo valutato che poteva essere questione di settimane. Poi è intervenuto il governo e ha dato ossigeno: sarà Bruxelles a valutare se questo intervento è stato corretto”.

Filed under: Senza categoria — Tag:, , , , — alessandra @ 14:01

mercoledì 21 maggio 2008

Semplici consigli per aprire un'edicola

Per aprire un’edicola occorre attenersi a quanto disposto dal D. Lgs. 24 aprile 2001, n. 170 che regola il sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica. Nel decreto vengono indicati due tipi diversi di esercizio dell’attività di vendita al dettaglio:

  • i punti vendita esclusivi (le edicole tradizionali) – quelli che sono tenuti alla vendita generale di quotidiani e periodici, come previsto nel piano comunale di localizzazione;
  • i punti vendita non esclusivi – gli esercizi che sono autorizzati alla vendita di quotidiani o periodici,  ma la cui vendita principale è di altri tipi di merce. In questo caso l’edicola si trova all’interno di tabaccherie, di stazioni di carburante, nelle librerie, nei bar o negli esercizi a prevalente specializzazioni di vendita, come le agenzie di viaggio o i negozi di abbigliamento, ma con esclusivo riferimento alla vendita delle riviste del medesimo settore.

INIZIARE L’ATTIVITA
Per iniziare un’attività di vendita di quotidiani e periodici è necessario richiedere il permesso all’Ufficio comunale di pertinenza dell’esercizio di vendita, che viene concesso in base alla densità degli abitanti e al numero di edicole presenti. E’ lo stesso Comune ad indicare al richiedente i documenti necessari in base al proprio piano di localizzazione dei punti vendita di giornali e ad eventuali bandi per nuove aperture.  Per le nuove apertura, infatti, è necessario rientrare nei piani comunali di localizzazioni che ogni Comune deve predisporre in base agli indirizzi emanati dalle rispettive Regioni.

REQUISITI DELLA DOMANDA
Nella domanda, l’interessato, se si tratta di ditta individuale, o il legale rappresentate, se si tratta di società, deve dichiarare di essere in possesso dei requisiti morali richiesti all’5 comma 2° del D. Lgs. n° 114/1998, l’ubicazione esatta e la superficie di vendita dell’esercizio, l’eventuale affidamento della gestione a terzi, con i dati anagrafici di questi, il certificato di agibilità dei locali o comunicazione degli estremi dello stesso e la sussistenza della distanza minima fissata per quella zona.

La domanda si considera accolta quando non viene comunicato all’interessato il provvedimento di diniego, entro 60 giorni dalla data di ricevimento della stessa. La domanda deve essere assolutamente completata in tutti i suoi elementi e corredata dalla documentazione richiesta.

COSA FARE QUANDO SI E’ OTTENUTO IL VIA LIBERA
Quando è stato ottenuto il permesso dal Comune si deve contattare la Fieg Federazione Italiana Editori Giornali (tel 064881683, www.fieg.it) per farsi dare il nome del distributore locale di zona. A questo punto basta solo contattare il distributore per la consegna dei quotidiani e delle riviste.

QUANDO NON E’ NECESSARIA L’AUTORIZZAZIONE
Ci sono alcune eccezioni per quanto concerne la necessità dell’autorizzazione da parte del Comune. In questi casi tale autorizzazione non è richiesta:

  1. per la vendita nelle sedi dei partiti, enti, chiese, comunita’ religiose, sindacati associazioni, di pertinenti pubblicazioni specializzate;
  2. per la vendita ambulante di quotidiani di partito, sindacali e religiosi, che ricorrano all’opera di volontari a scopo di propaganda politica, sindacale o religiosa;
  3. per la vendita nelle sedi delle societa’ editrici e delle loro redazioni distaccate, dei giornali da esse editi;
  4. per la vendita di pubblicazioni specializzate non distribuite nelle edicole;
  5. per la consegna porta a porta e per la vendita ambulante da parte degli editori, distributori ed edicolanti;
  6. per la vendita in alberghi e pensioni quando essa costituisce un servizio ai clienti;
  7. per la vendita effettuata all’interno di strutture pubbliche o private rivolta unicamente al pubblico che ha accesso a tali strutture.

LEGGE BERSANI
Nel decreto Bersani le edicole non sono prese in considerazione. Le liberalizzazioni riguardano solo quelle contemplate del decreto stesso mentre la rete di vendita è ancora regolata dal Dlgs 170 del 2001.

AGGIORNAMENTI

Visti i numerosi commenti ricevuti ci pare doveroso ribadire come Pronto Azienda non sia in grado di dare i chiarimenti da voi richiesti in quanto il nostro sito fornisce esclusivamente informazioni generali. Considerazioni di questo tipo, invece, richiedono indicazioni precise sul tipo di attività, sulla zona di competenza e via dicendo e sono comunque soggette a valutazioni di mercato e personali, cose di cui noi non ci occupiamo.

martedì 13 maggio 2008

L'Italia tiene grazie a Opec, Usa e Efta

Contro tutte le aspettative i conti italiani con l’estero continuano a tenere e non cedono nonostante il costo maggiore del petrolio e del gas. Nel primo trimestre 2008, il deficit tra le esportazioni e le importazioni nei confronti dei paesi extra europei è stato uguale a quello segnato nello stesso periodo dell’anno scorso e cioè – 6,9 miliardi di euro. In quel periodo il prezzo di un barile di petrolio era di 58,6 dollari contro i 96,5 (+ 64%) attuali mentre il dollaro valeva 1,31 ed ora, con il supereuro, 1,49 in media di trimestre (13%) . Nonostante tutto questo, e la crisi dei mutui subprime che ha investito gli Stati Uniti, il saldo dei nostri conti con i paesi posti al di fuori dell’Unione Europea, è rimasto stabile. Sembra siano alcune determinanti strutturali a far reggere l’Italia in questo particolare equilibrio e consentono ai conti con l’estero di tenere.

Il primo fattore che contribuisce a questo andamento positivo è sicuramente costituito dal fatto che il maggior esborso monetario che il nostro paese deve pagare ai paesi da cui compriamo energia viene controbilanciato dalle maggiori esportazioni italiane verso quelle aeree. La Repubblica, nell’inserto Affari e Finanze, fa un esempio che chiarisce questo concetto:

Nel caso dell’OPEC, le importazioni italiane dal cartello dei paesi produttori di petrolio sono aumentate dagli 8,1 miliardi di euro del I trimestre 2007 ai 10,3 miliardi di euro dei primi tre mesi di quest’anno. Contemporaneamente, però, anche le esportazioni italiane verso i paesi OPEC sono cresciute in maniera significativa, da 3,7 a 4,6 miliardi di euro. Per ogni 100 euro di import in più, 41 euro sono riaffluiti in Italia nella forma di maggiori acquisti di merci italiane da parte di residenti nell’OPEC”.

Un secondo fattore può essere indicato nella tenuta dell’eccedenza bilaterale nei confronti degli Stati Uniti. Le esportazioni italiane negli Usa sono migliorate nel trimestre 2008 (2.948 milioni di euro) rispetto ai 2.767 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente dimostrando come la predilezione del made in Italy non sembra venir meno nei consumatori americani.

Il terzo fattore, che contribuisce a non far cadere l’Italia, è costituito dalla crescita degli avanzi che l’Italia riesce a raccogliere con gli acquirenti siglati dall’Istat Efta (tra i quali la Svizzera), con quelli cosiddetti Eda (Economie dinamiche dell’Asia) e le economie che l’Istat ha siglato come quelle di “Altri paesi europei” (dalla Croazia, all’Ucraina, all’Albania).

Filed under: Senza categoria — Tag:, , , , , — alessandra @ 08:23
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